MANTIDE, TRA CANTAUTORATO ANNI SETTANTA E BRIT ROCK

I 10HP si caratterizzano per una scelta rock originale, un disco come “Mantide” giova a rinfocolare l’anima. Ma procediamo con ordine. L’iniziale “Figli della luna” apre il cd con uno sprint ritmico decisamente coinvolgente. “Se bastasse un segno” è un po’ più lenta per una melodia che prende. “Hai già venduto l’anima?” fa planare un’altra volta i nostri verso un rock d’impatto per un’invettiva che lascia il segno. “C’è un mondo” continua sul filone polemico contro la realtà del media business. “Mantide” propone ancora rock diretto con un testo irresistibile per uno dei top dell’album.

“Il sogno di Ulisse” è una slow song per una testualità simbolica. “Sotto una nuova luce” si segnala soprattutto per le sue parole così pregnanti su quest’esistenza, tanto amare quanto speranzose. “La mia ragione che brucia” è l’ennesima proposta di un rock discreto che si dona ad una visione esistenziale che si sgretola nelle contraddizioni. “Nella stanza di Chiara” è un quadretto simpatico su una ragazza immaginaria. La finale “Forse” conclude degnamente il disco sulle note dolenti di una visione testuale tribolata.

In conclusione, si può ammettere che i 10HP si distinguono tra le tante band nazionali innanzitutto per un’articolata e sensata scelta del cantato in italiano, non scadendo mai nel banale. Per quanto riguarda il sound, abbiamo a che fare con un rock cristallino, in cui l’alternarsi tra tracks ritmate ed altre più lente giovano ad una sommatoria stilistica convincente. Per cultori di rock italiano.

 

Giandomenico Morabito

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