LUCIANO MACCHIA, DNA STILISTICO DI PURA LEGGEREZZA

Di Giandomenico Morabito

Luciano Macchia si propone ad i fruitori di musica italiana, definendosi trombonista e crooner. Pubblica L’estate che va. Il cd ha il suo inizio con la title track L’estate che va, che è un episodio accessibile e discreto per un testo sommessamente frivolo. Capodanno in Lucania è un divertissement strumentale molto godibile.

Strada Statale 658 rientra nella comfort zone di Macchia: buona ritmica, spazio ai fiati per parole in libertà. Il disegnatore di algoritmi ci offre un po’ di sana simpatia, codificando un Dna stilistico di pura leggerezza. Aracnofobia è un ulteriore quadretto vivido, non nel senso easy-pop, ma di trascinante forma-canzone nella sua accezione più ampia.

Apa è un altro brano strumentale, in cui emerge l’agilità di Macchia e band nella composizione di musica allegra. Io non mi fido ci dà un esempio frizzante ed un testo ad hoc, ossia molto ironico. Ti parlo è una canzone molto affascinante nella sua struttura d’insieme per una grammatica chiaroscura dai suoi significati spiccanti.

Infine, Il circo della verità rimette le cose “in ordine”, infatti ritornando ad un’espressività trasognatamente felice. Possiamo concludere che l’approccio artistico di Luciano Macchia è ambivalente nella sua intenzione riuscita di mischiare solarità e riflessione per un’idea di musica che rapisce.

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