IVAN ROMANO E LE INVENZIONI SALTUARIE

Ivan Romano01_musicaintornoSiamo stati inghiottiti dalla poltrona, fuori piove. La cuffia è l’isola quando la musica ci lancia raggi di sole da un Sud che iniziamo a definire via via che ascoltiamo L’inventore saltuario, album di esordio del cantautore Ivan Romano.

Ticchettio alla finestra, apre una fisarmonica. Ci piace e conforta l’impiego abbondante che dello strumento scopriamo nel seguito del lavoro. Soprattutto comprendiamo che a raggiungerci è un virtuosismo non comune: suono del talentuoso Carmine Ioanna, un “Galliano” italiano.

Lo strumento, presente in molte delle nove tracce che compongono l’album assieme a tromba e flicorno, flauto e kazoo, percussioni inclusive di tammorra, nel dare forza e spessore all’insieme – in arrangiamenti che però ci paiono disobbedire a una ricerca di varietà stilistica –, ci proietta senza troppa fatica in quadri solo ad un primo sguardo sudamericani, perché concepiti, invece, da più precisi toni mediterranei, spesso vicini ai colori di una terra natale, l’Irpinia, con cui l’autore non manca di identificarsi e di farci l’amore.

I testi di Romano riescono a raccontarci della passione per la propria terra, come detto, e per la propria donna quanto ai casi della traccia di apertura L’inventore saltuario e della numero tre La meraviglia sei tu, canzone in cui riconosciamo un legame con quel carattere di Gazzè riconducibile, a sua volta, alla tradizione popolare.

Ivan Romano02_musicaintornoIl Romano cantante è una voce singolare, espressione in bilico tra il registro suadente e quello sarcastico di un Baccini d’annata. Il racconto rimane semplice e chiaro, quando qualche arditezza avrebbe potuto regalarci, forse, una poesia più ricca, bilanciare quello che al primo ascolto del disco può risultare essere un generale carattere ripetitivo, fatte eccezioni per la fresca e festosa Ma è difficile farlo e la più matura Irpinia, occasione di impegno e spazio ideale per riconoscere tutto il peso di un Capossela.

Restiamo comodi.

Voce ‘e notte, l’omaggio alla canzone napoletana scelto per la chiusura, nel ricalcare la linea, il mood del disco, ci viene presentata in una originale versione folk: autosufficiente.

Il sole resiste nonostante continui a piovere.

 

 

Giuseppe Sanalitro

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