“IL NUOTATORE”, L’ALLURE INTELLETTUALE DI UN DISCO IMPORTANTE

I Massimo Volume ci regalano il seguito del suggestivo full lenght “Aspettando i barbari” (2013) con questo nuovo lavoro intitolato “Il nuotatore” (42 Records, 2019).

La formazione prevede Emidio Clementi (basso e voce), Egle Sommacal (chitarra) e Vittoria Burattini (batteria).

Si tratta di un disco complesso che lascia spazio all’intuizione compositiva del trio, soprattutto al chitarrismo arioso di Sommacal, che questa volta fa a meno dell’aiuto di Stefano Pilia (ormai facente parte degli Afterhours). Dal punto di vista testuale, Clementi conferma le sue doti di ottimo lettore contemporaneo (si pensi al testo de “Il nuotatore”, tratto dal racconto omonimo di John Cheever).

In altri casi, una borghesia decadente è tratteggiata per dare spazio ad una riflessività esistenziale amara (“La ditta di acqua minerale”) oppure a un pessimismo che pervade l’anima (“Amica prudenza”). Inoltre, emblematica è la caratterizzazione simbolica di un mondo in rovina i cui tratti drammatici affiorano nel loro pathos (“Nostra Signora del caso”). In più, il citazionismo ficcante dei Massimo Volume s’impone laddove è ancora la maledizione della fine che lascia spazio alla “luce” (“L’ultima notte del mondo”). Il dipinto visionario di una passeggiata con Nietsche a Venezia aumenta l’allure intellettuale di un disco importante.

Ancora nel segno della sconfitta il tratteggio testuale di Clementi in un parallelismo tragico (“Mia madre & la morte del gen. Josè Sanjurjo”). Infine, il giubilo consolatorio di una speranza che si rinnova nonostante la mediocrità dell’inerzia dell’essere sociale nelle sue contraddizioni (“Vedremo domani”).

Essenziale.

 

Giandomenico Morabito

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