GIULIO WILSON – SOLI NEL MIDWEST

giulio-wilson01_musicaintornoGiulio Wilson, classe 1983, pubblica il suo album d’esordio il 4 novembre 2016, “Soli nel Midwest”, per l’etichetta Immaginazione.

È un disco composto da tracce inedite, caratterizzate da sonorità country, espressività di un mondo rurale di cui Wilson fa parte; un punto d’incontro tra Nashville e la campagna toscana, tra l’Italia e l’America; una fusione di melodie italiane e sonorità internazionali tipiche della musica folk come banjo, steel guitar e chitarre resofoniche.

Per realizzare l’album Giulio Wilson si è avvalso di collaborazioni importanti: lo scrittore Roberto Piumini, il produttore musicale Eddy Mattei, il chitarrista Marco Di Maggio, la voce e la scrittura di Bobby Solo.

Piccola curiosità, Wilson era il nome del nonno di Giulio, che nacque lo stesso giorno in cui l’allora Presidente degli Stati Uniti, Wilson, fece visita in Italia. Nel disco l’influenza dell’America è vivissima, luogo in cui lo stesso Giulio ha perfezionato gli studi musicali.

La traccia d’apertura è “L’oro un giorno”, un brano intimista che mescola immagini di vita passata a elementi di consapevolezza attuale. Una chitarra con accordi leggeri accompagna la voce molto nostalgica di Giulio, che si apre sull’inciso in maniera più decisa, sostenuta dalla batteria.

“Hey Jack” è, invece, il primo singolo dell’album e – in pieno stile country – rappresenta un viaggio, il più grande, quello che ognuno percorre per conoscere sé stesso. Un viaggio introspettivo alla ricerca della giusta via.

“Sulle rive” è un brano dalle influenze più marcatamente blues. Per l’artista rappresenta un posto immaginario dove fermarsi a riflettere e veder scorrere la vita di fronte ai propri occhi, dove l’amore non invecchia mai.

“Seconda visione”, invece, sempre di influenza country, che caratterizza un po’ tutto il disco, porta l’ascoltatore a scorgere Clint Eastwood tra il fumo denso di un vecchio cinema di provincia, un limbo di attese per una ragazza che non verrà; la distanza tra lo spettatore e l’attore, tra la delusione e la speranza, tra sogno e realtà, tra la provincia e il resto del mondo. Un inciso molto bello, soprattutto il giro di chitarra.

“Ancora spero” si apre con note di pianoforte che spezzano l’atmosfera creata dalla tracce precedenti. È una ballata che esalta chi combatte per un modo migliore.

Con “Vento arlecchino” si ritorna al country. Il testo è firmato da Roberto Piumini. Un brano estroso che parla di una successione di eventi, probabilmente realmente vissuti dall’autore del testo: la morte di un amore, la voglia di finire; l’arrivo di un “vento arlecchino”, di un “sole bambino”, l’ascolto del “canto del proprio giardino”… immagini metaforiche che irrompono e ribaltano una situazione di difficoltà; una discesa dopo la salita, un sorriso dopo il pianto; un nuovo punto di incontro tra la poesia e la musica d’autore.

giulio-wilson02_musicaintorno“Soli nel Midwest” è un brano in cui una chitarra molto allegra si fonde alla perfezione con cassa e rullante. Siamo su un treno e i ricordi di Giulio di allora hanno dato alla luce un pezzo fantasioso, dove gli sguardi tra due persone si trasformano in un sogno e la fantasia cancella la monotonia del viaggio.

“Ci sarò” è un’altra ballata intima e introspettiva. Peculiari gli accostamenti di archi a chitarre reso foniche a rendere il brano unico nel suo genere. Giulio Wilson lo ha dedicato al figlio, come un piccolo testamento da leggere in futuro. Una bella eredità musicale che in molti sperano di avere, ma non a tutti è dato possederla. Molto romantica.

Brano nettamente più fresco e spensierato è “Basti tu”. Metaforico. Il sole è l’elemento di vita e protagonista della nostra esistenza. Una persona, un evento, un ricordo; l’elemento essenziale che riscalda i nostri giorni, che illumina e accende la nostra vita.

“Vivo” si apre con una chitarra morbida in un arpeggio semplice ma efficace. Le cicatrici sono ferite rimarginate che ci consentono di andare avanti, portando con noi i segni dell’esperienza vissuta. Il cambiamento è positivo.

“Parole tra noi”, il brano forse più delicato e “soffice” del disco, in cui pianoforte e archi si fondono per dar voce a una melodia soul e a un testo riflessivo sull’amore descritto da Piumini.

L’ultimo brano, “Dove corre il tempo”, chiude il disco insieme alla voce di Bobby Solo. In pieno stile rockabilly, arrangiamenti schietti e strumenti registrati in presa diretta, alla vecchia maniera. I consigli cantati con voce profonda da Bobby Solo si sposano con le graffianti domande di Giulio Wilson.

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Insomma, “Soli nel Midwest” è un album registrato in maniera impeccabile e arrangiato in modo tale da rispettare l’anima e lo stile di Giulio. Un ottimo progetto discografico d’esordio. Per gli amanti del genere, da ascoltare senz’altro.

 

 

Marco Selvaggio

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