È appena uscito “Etere”, il nuovo disco degli Alkene, una band triestina composta da quattro elementi: Elvio Carini (voce, chitarra, synth e drum machine), Andrea Sanson (chitarra e synth), Franco Semec (basso) e Pietro De Tomi (batteria percussioni). La band giunge alla seconda produzione discografica, dopo la pubblicazione del primo lavoro “Hamartia” (2013).
Sin dal primo brano, che s’intitola “Crisalide”, noto un’impostazione compositiva dimessa, che preferisce un intimismo totalizzante, che trova conferma nel successivo trittico di canzoni (“Denso”, “Siddharta” e “Matahari”).
La successiva track “Incantevole” è un buon esempio dell’affastellarsi di un’affezione sofferta dell’esistente ed a ciò che la può caratterizzare (l’amore, per esempio). La presenza continua della strumentazione elettronica rende questo lotto di brani comunque ben eterogeneo, seppure la ritmica sia costantemente tenue. “Lisbona” è una cartolina discreta dal significato esistenzialistico toccante, così come la seguente “Verbofobia” s’arrende ad una visione prossima alla resa. In “Futura” sottolineo l’introduzione consolidante delle chitarre elettriche, che segna una distinzione di stile netta rispetto alle canzoni prima descritte.
Ancora, in “Oleandro”, un cantato struggente veleggia sulle note di una flebile chitarra acustica. Nella penultima “Cuore” ci si adagia un’altra volta su un bel testo d’amore, confortato dal gruppo, che evidentemente preferisce l’incastonarsi d’intarsi acustici su un tappeto elettronico come sua cifra musicale distintiva. La finale “Inatteso” nulla toglie e nulla giunge alla qualità di un album, che segnalo per la sua verve latentemente pop e soprattutto elettronica.
Permanendo l’originalità del progetto Alkene e proponendovi liberamente un riferimento, vi confesso che se volete ascoltare i Notwist in salsa italiana, sarete pienamente soddisfatti.
Giandomenico Morabito