“DECADE II”: GRAZIA, GUSTO E RAFFINATEZZA COMPOSITIVA DI NOIREPOLDE

L’ottimo pianista Noirepolde ci offre il suo nuovo album, ‘Decade II’, frutto di 15 anni di esperienze e maturazione giunta infine al suo culmine, con l’apporto di due raffinati musicisti esterni: il violinista Adam Pakosta e il chitarrista Alwin Fernandez.

Le tracce sono 10 e il violinista è presente su ‘Eastern beauty’ (brano di apertura), ed ‘Hearts’, mentre il chitarrista offre il suo prezioso contributo su ‘Metropolis’ e ‘Space 13’.

Brani che ben si sposano con lo stile minimalista di Noirepolde, nome d’arte dietro cui si cela Vàclav Benda, impegnato, oltre che al pianoforte, anche ai sintetizzatori. Sulla menzionata traccia d’apertura il piano ha un suono morbido, splendidamente supportato dalle poche note di violino che si odono sia sul canale sinistro che su quello destro.

Il successivo ‘Sunday waltz’, come già suggerito dal titolo, è un più animato valzer, che si mantiene comunque su atmosfere rarefatte, liquide e suggestive. Anche qui possono udirsi i rumori dei tasti colpiti dalle aggraziate dita dell’autore. ‘Metropolis’, la terza traccia, vira verso lidi ambient, con l’apporto della bella melodia chitarristica di Fernandez, tanto semplice quanto indovinata, mentre suoni misteriosi supportati da altri percussivi ci avvolgono in un ascolto in cuffia davvero affascinante. Con ‘Hearts’ si torna al gustoso connubio tra il pianoforte e il violino, anche qui sovra-inciso su più tracce con delicatezza infinita, donandoci il suono di una piccola orchestra. È questo uno dei brani più riusciti.

‘Silly melancoly’ è eseguito sempre con grazia, ma non più con il pianoforte acustico. Quest’ultimo ricompare nella successiva ‘Hope in the river’, sesta traccia, immersa in suoni di nuovo misteriosi creati dal sintetizzatore, che paiono solcare lo spazio sonoro come soffi di vento. ‘We are shadows’ prosegue su questa falsariga, con un bel tema pianistico attorno al quale aleggiano suoni rarefatti nell’intero spazio stereofonico. ‘Space 13’ ci riporta al pianoforte, attorno al quale aleggiano gli ormai consueti suoni di sintetizzatore, che non producono melodie, bensì pregevoli suggestioni ricche di pathos.

‘Midnight mystery’ tiene fede al suo titolo, con un soffuso tema di piano al quale si uniscono misteriose suggestioni esterne, sostenute da un costante pulsare ritmico. La conclusiva ‘Moon & dreamers’ è un lieve cameo pianistico che emoziona con poche note, regalandoci una bellissima melodia. Soltanto nella seconda parte della traccia giungono i quieti soffi di vento sonoro, che lasciano infine chiudere il disco alle sole note di piano. Un lavoro pieno di grazia, gusto e raffinatezza che scorre lieve, lasciandoci davvero incantati.

 

Giuseppe Scaravilli

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