Di Giandomenico Morabito –
Michele Fenati è un musicista a tuttotondo, il cui profilo stilistico è senz’altro assimilabile tout court a quello di un cantautorato raffinato. Pubblica Dall’altra parte del mare, un lavoro introspettivo che unisce esperienze personali ed emozioni.
Il primo brano è Il mio nome è Aurelio che è una Polaroid sulla Romagna, rappresentante l’ideale centro del mondo per Fenati. Mille volte buona notte è un episodio arioso e leggero quanto basta per la sua fruibilità. Beatrice è sfavillante songwriting, che decifra un ritratto di vita amoroso con una buona lena melodica.
Nella fantasia, come l’iniziale Il mio nome è Aurelio, si fonda su un buon lavoro di pianoforte con l’aggiunta dell’uso degli archi. In questo caso, una riflessività intimistica emerge nella sua tensione. Qualcosa che non c’è ci offre slancio autoriale per una fluidità di composizione tanto rigorosa quanto accessibile. Domani è sorretta da un affabile suono acustico, che disegna una testualità esistenziale profonda, in cui spicca – come al solito – la versatilità del cantato del nostro.
Sensazioni piccolissime varia la sintesi di quest’album, essendo più discreta nella sua struttura ed ancora formata da pennellate di piano ed archi. Apri le braccia s’esprime nella sua amarezza, slanciandosi in una sorta di struggente malinconia. Pezzo imbavagliato conferma una certa vis di una continua lotta personale per la felicità, in cui voglio evidenziare la buona valenza di una significativa chitarristica elettrica nei sui grintosi assoli.
Lettera è un’altra istantanea su un dialogo tra Fenati ed un’ipotetica lei, colorando di una tinta romantica questa track. Infine, compare una special track, che s’intitola Ringraziamenti, in cui Michele parla nella sua libertà. Dall’altra parte del mare rappresenta uno spaccato di una piccola storia che va indietro nel tempo, solcando i lidi di una proposta musicale nobilmente leggera.
