(IN)CANTO RITUALE, TESTIMONIANZA ARTISTICA DI DIROMPENTE VIRTÙ

Beppe Dettori, voce dei Tazenda, e Raoul Moretti, arpista italo- elvetico, ci lasciano entrare nel mondo d’(In)canto rituale di Maria Carta, figura fondamentale della musica popolare sarda. Infatti l’album è stato registrato a Sassari, presso lo studio Tangerine sa Pedra da Federico Canu con Giovannino Porcheddu di Undas Edizioni Musicali. Si tratta di sette canzoni tratte dal repertorio della Carta con l’aggiunta di un inedito (la poesia Ombre).

I brani che si diramano lungo la scaletta ricordano quadri tradizionali (si pensi all’iniziale binomio Stabat mater e Deus ti salvet Maria). In particolare Ombre è interpretata magnificamente da Dettori, descrivendo la vicenda di una bambina che andava a lavare i panni al fiume recitando queste parole per scacciare la paura. E dire che Dettori incontrò realmente Maria Carta a dieci anni nel nord della Sardegna. Non avrebbe senso classificare i brani: sono suonati in maniera impeccabile, stabilendo una cifra stilistica personale, facendo collimare esperienze diverse.

Tracce come A bezzos de iddha mia oppure In su Monte Gonare si distinguono per una caratterizzazione compositiva straordinaria nel suo essere evocativa: basti citare la voce di Dettori e la sua chitarra acustica, entrambe testimonianze di dirompente virtù. Inoltre, i ceselli di Moretti con la sua arpa (acustica ed elettronica) rendono l’idea di un approccio artistico che vuole coniugare innovazione e tradizione (penso ad una canzone come la finale No potho reposare).

In sintesi, (In)canto rituale dà giustizia ad una voce importante di tutta la musica italiana, che deve essere valutata nella sua portata qualitativa. Beppe Dettori e Raoul Moretti ne offrono una visione apprezzabilissima per neofiti o meno.

 

Giandomenico Morabito

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