“MONACI DEL SURF – III”

 

Monaci del Surf1_musicaintornoINRI, 2016

Tremolo picking, maschere da lotta libera messicana e qualche rotella fuori posto: questa la ricetta dei Monaci del Surf. A chi non si fosse mai imbattuto nei quattro misteriosi torinesi sarà sufficiente sapere che si tratta di un vivace e divertente revival di quel surf rock strumentale che tanto ha segnato gli anni ’50. I Nostri si impegnano sin dal 2010 a portare avanti una versione rinnovata del genere, con un sound moderno e levigato che, in ogni caso, non ne stravolge la natura.

Lo schema di base dei due dischi precedenti è quello della reinterpretazione di cover dei generi più svariati, che in questo III si fa ancora più radicale: dai Nirvana a Rettore, dagli Offspring a Nicola Di Bari. Il folle viaggio dei quattro luchadores inizia proprio dai Nirvana, omaggiati con la cover di Heart shaped box che aveva anticipato l’album qualche mese fa, in occasione dell’anniversario della morte di Kurt Cobain.

Opener discreta, ma la vera spinta del disco arriva con Personal Jesus”: la rilettura del brano dei Depeche Mode non è una novità (interpretato, in ogni salsa, da Marylin Manson a Johnny Cash), ma si presta al surf meglio della precedente, mettendo in piedi un’interessante contrasto tra il sole delle spiagge californiane e le nebbie della band inglese. Il gioco di alti e bassi continua con Lamette di Rettore, in cui purtroppo l’idea si palesa più geniale che la resa stessa del brano, seguita dalla grintosaCome out and play degli Offspring e dal divertissement Limbo rock”. In questa prima parte del disco, quella con i migliori highlight, è facile notare come il sound della band riesca a presentarsi vintage e contemporaneo a un tempo, parafrasando gli stilemi della vecchia scuola con un’impronta decisamente rock. Oltre che all’intelligenza dei quattro, il merito va riconosciuto alle mani di Giovanni Versari, punta di diamante del mastering in Italia (e non solo), che ha tirato fuori un suono dettagliato e sfaccettato.

Monaci del Surf2_musicaintornoNella seconda parte del lavoro merita di essere menzionata la rivisitazione della O.S.T. di Game of Thrones, dimostrazione di come surf rock e melodie epiche si trovino tra loro in perfetto accordo. Nel disco sono anche presenti i due inediti Il mostro di pongo e Basta, due esperimenti riusciti su cui i Nostri dovrebbero calcare la mano nelle prossime uscite: molto più convincenti alle prese con materiale proprio che con alcune cover proposte (All about that bass”, California dreamin’), che nulla aggiungono a quanto già detto.

III è un album leggero, con i pro e i contro che ne conseguono: si lascia ascoltare con facilità, è capace di incollare l’ascoltatore alle cuffie, data la proposta curiosa che ne sta alla base; allo stesso tempo, dopo un terzo, quarto ascolto comincia a indebolirsi, sembra di averlo già squadrato e compreso in ogni particolare. È probabile che a questo contribuisca l’indole stessa del genere trattato, sicuramente più efficace in sede live che in studio, e proprio per le loro rocambolesche esibizioni i Monaci del Surf sono ben conosciuti in tutta la penisola.

In sintesi, il progetto è estremamente interessante e singolare, anche in confronto alla stagnazione della creatività che stiamo attraversando in quest’ultimo periodo. I quattro mascherati, nonostante parlino una lingua vecchia, riescono a dire qualcosa di nuovo.

 

Francesco Paladino

 

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