LISA GIORÈ – LE VIE DELL’INSONNIA

Lisa Giorè01_musicaintornoPer la Volume Records, distribuito da Boxtune/Believe Digital, è uscito “Le vie dell’insonnia”, il disco d’esordio della cantante toscana Lisa Giorè.

Un album dall’identità musicale eclettica.

Una radice pop-cantautorale sfiora in ogni brano rock ed elettronica, swing e folk. Si viaggia fra canzoni ritmate e piene di cambi di tempo repentini ad altre più eteree e sofisticate, senza perdere mai di vista il senso della melodia.

Il disco si apre con “Lo stato attuale delle cose”, un brano turbolento che alterna blues e swing con un retrogusto rock. Ci sono diversi cambi di tempo e una melodia della voce accattivante, a tratti parlato, a tratti cantato. Un’apertura decisa e con carattere. L’ottima cifra stilistica si intravede da subito.

A seguire troviamo “Aria di tempesta”, un pezzo con un’apertura di chitarra acustica, sorretta da note di piano. La voce è decisamente più dolce, anche se il brano tocca temi profondi, quali il dolore, la perdita, la rabbia. Molto bello l’inciso. Le metafore sono usate in maniera adatta al contesto, nel quale spazia la cantante. Un brano dall’influenza più pop rispetto al precedente, che si mantiene comunque nel mondo cui appartiene Elisa Giorello.

“Sabbia” è la terza traccia del disco. Una batteria frustata, circondata da una mezza filastrocca cantata e da giochi di giro di basso. Molto particolari le chitarre. La voce racconta, tramite immagini aride e desolanti, la condizione di incertezza e impotenza davanti alla sconfitta.

Lisa Giorè04_musicaintorno“Danza macabra”, decisamente surreale e decadente, traduce in chiave fantastica la danza macabra medievale: un incubo in cui gli scheletri raffigurati in un dipinto prendono vita, dando origine a una visione infernale e malata. La Giorè riesce nel suo intento: “Sciami di mosche, fumo e catrame, pioggia di scarafaggi e di rane”.

“Settembre” affronta invece il tema della lenta e inesorabile perdita della propria essenza, cancellata giorno dopo giorno da una malattia che porta via la memoria, il senso dell’orientamento, la capacità di parlare e di essere indipendenti.

È quasi una ballad. “La memoria dei ricordi tornerà tra ingannevoli riflessi di realtà”.

La sesta traccia del disco, “Scarse prospettive”, si apre in maniera più giocosa rispetto alla precedente. È una canzone che racconta, con una melodia vocale leggera, il rapporto travagliato di una storia di coppia che, nonostante condivida da tempo lo stesso tetto, non lo fa di certo per il letto. Un brano che scorre velocemente in cuffia.

“Parlo di te”, la settima, si apre con una tastiera che crea un bel tappeto di suoni, cui si appoggia una voce molto dolce. Verso il cinquantesimo secondo entra la batteria e il brano respira. Racconta la lucida analisi dell’evoluzione di una storia d’amore che è cambiata col tempo insieme alle persone che l’hanno vissuta e che, attraversando la scoperta dei difetti dell’altro, le intemperanze caratteriali e tutto ciò che è accaduto negli anni, è maturata fino a diventare un rapporto solido e sereno. Una canzone felice. Uno dei brani più belli dell’album.

“Dracula” ha una doppia chiave di lettura: la più immediata è il racconto gotico che viene richiamato nel titolo; ma la figura del vampiro è anche una metafora per descrivere qualcuno di terreno, reale e in grado allo stesso modo di succhiare via la vita dalle proprie vittime. La voce è a tratti grottesca. “Un bacio è solo un bacio e tu sarai per sempre mia”. Tra notti che fanno paura e atmosfere tetre la Giorè rende questo brano surreale.

Lisa Giorè02_musicaintornoUn brano introspettivo e dal sapore malinconico, “Il contrario del silenzio”, descrive lunghe notti invernali e insonni, nelle quali la solitudine avvolge ogni singolo oggetto come uno strato di neve attutisce ogni suono, rendendo tutto più silenzioso e in grado di fermare il tempo. La voce scorre veloce su un arpeggio di chitarra elettrica, fino a quando non entra la batteria ad aprire un inciso più vivace.

“L’effetto del vento” è il brano che chiude l’album, dedicato a un amico che non c’è più. È stato realizzato con sintetizzatori, percussioni elettroniche ed effetti per la voce: etereo e sereno. Una traccia che fa restare l’ascoltatore come sospeso. Bello ed evocativo.

“Le vie dell’insonnia” è un disco particolare: un po’ fuori dal tempo e alquanto singolare, il che lo rende intrigante, anche se di nicchia. È un progetto molto ben curato, da cui traspare l’impegno e la passione per la musica della Giorè.

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Le tracce scorrono decise e vi è un filo conduttore che le lega le une alle altre, tale da renderle quasi una storia fatta di immagini surreali, oniriche e malinconiche a tratti. Melodie spensierate e altre seriose, riff semplici ma efficaci e qualche virtuosismo sparso tra una traccia e l’altra. Vi è anche una certa dose di sperimentazione, come nell’ultima traccia del disco, e sicuramente ci sono dei testi studiati e densi di significato che meritano di essere ascoltati più volte.

 

 

Marco Selvaggio

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