La rivolta records/Self/MadeinEtaly, 2016
È uscito il 13 maggio “Le nostre guerre perdute”, disco d’esordio del duo salentino formato dai fratelli Carmine e Isabella Tundo, in arte La Municipàl. Registrato a Lecce, prodotto da Carmine Tundo e da Paolo Del Vitto per ciò che concerne la produzione esecutiva, “Le nostre guerre perdute” arriva a distanza di due anni dalla serie di video che questo interessantissimo duo ha messo in rete e che hanno anticipato alcuni dei singoli del disco.
Interessante è solo uno degli aggettivi che più identifica La Municipàl, ovvero finalmente qualcosa di nuovo e profondamente originale e studiato: i dodici brani che compongono questo album d’esordio più che ottimo sono dodici piccoli gioielli di vita vissuta o immaginata, sono racconti cantati da due cantastorie contemporanei e magistrali che fanno sì che lo sposalizio tra la voce di Isabella, pulita e limpida, e quella di Carmine, più sporca, sia assolutamente riuscito e abbia portato a termine la missione di una dichiarazione d’intenti semplice ma allo stesso tempo complessa, perché è proprio nella più nuda semplicità che si scorgono le pecche del talento, nel caso de La Municipàl assolutamente inesistenti.
La sfera dei sentimenti raccontata in questo primo lavoro è vasta e intensa, ma uno più di tutti emerge meravigliosamente, ed è quello della nostalgia; in particolare, la bellezza di questo disco è la narrazione della nostalgia e della malinconia di epoche a volte mai vissute, o vissute per sentito dire, la sensazione di esser nati nel secolo sbagliato.
Si percepisce insomma quella melanconia propria di alcuni cantautori degli anni Sessanta, rivisitata però in chiava assolutamente contemporanea, alla Baustelle, alla Bobo Rondelli, con incursioni di elettronica e rock decisamente azzeccate.
Un disco raffinato, originale, intenso e carismatico.
Tracce migliori: “30 febbraio” e “L’accademia delle belle arti”.
Francesca Amodio