ELLA GODA

Ella Goda 01_musicaintornoFuori Ella Goda (Bulbart), il 10 aprile: disco di debutto dell’omonima band bergamasca!

Gli Ella Goda sono un trio attivo solo dal 2015, ma con un gran carico di idee che si esprime attraverso la loro musica, a tratti alternativa e retrò, ma più spesso pop rockeggiante.

I temi trattati sono semplici, ma è il come vengono approfonditi che potrebbe essere insidioso: cerchiamo di capire cosa abbiamo tra le mani nello specifico.

Il tutto inizia con “La cura Schopenhauer”, primo singolo estratto, brano dalla melodia catchy, psichedelico in apparenza, ma con un cantato che ricorda i La Sintesi di qualche anno fa.

Ella Goda 02_musicaintorno“La mia eredità” si allaccia alla traccia precedente attraverso un ritornello che rimane bene in testa, una sorta di racconto di sogni infranti dallo scontro con la dura realtà, un cinismo canzonatorio che calza piuttosto bene con l’intento del trio. Arriviamo alla terza traccia, “Qualcosa di astratto”, una di quelle che mi ha colpita maggiormente: una partenza quasi cupa, ma che lascia in fretta spazio a un testo intenso, accompagnato dal piano sullo sfondo, fino a un’apertura sonora che fa sognare, accompagnata da un intreccio di chitarra voce ben studiato. “Quattro anni” riprende il concetto di La mia eredità, concentrandosi sul rapporto tra due persone, sull’indifferenza che si genera con il passare del tempo, a scapito di cosa si possa aver condiviso solo qualche anno prima, per l’appunto.

In “Uomo e cosa” troviamo la partecipazione di Ardemagni nel testo, un elemento a favore della ricercatezza degli Ella Goda, i quali non dimenticano comunque di incantarci attraverso il connubio vincente e ben sperimentato di piano e chitarra classica, che rafforza la riflessione racchiusa nel testo: non è difficile, chiudendo gli occhi, lasciarsi andare a immagini connesse a questa chicca. Sesta tappa: “Che cosa rischiamo?” Una song che potrebbe essere il secondo e ottimo singolo, data la sua interpretazione meno criptica e orecchiabile. “Canzone apotropaica” si discosta, almeno nel sound canzonatorio, dagli altri pezzi e ci permette di conoscere il trio sotto una diversa veste, comunque sempre in linea con il proprio pensiero compositivo, sebbene forse la meno incisiva di tutto il disco.

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“Solo il silenzio” è densa di significato anche nell’interpretazione di Brian, potente, nonostante le immagini di tristezza e di arrendevolezza che si colgono mano a mano; un’ulteriore conferma di quanto i ragazzi sanno di cosa stanno parlando, senza annoiare l’ascoltatore. Discorso quasi analogo in “Le attese bruciano” che, come da titolo, è un altro breve scontro con la realtà che racchiude un senso di impotenza.

Ella Goda 04_musicaintornoInfine, “Anni luce da te” è la giusta conclusione di questo lavoro: articolata, dolce nella sua crudezza, intensa al punto tale che vorresti riascoltare nuovamente tutto l’album. Tirando le somme, la band ci ha saputo fare: le melodie che hanno accompagnato la voce di Brian Zaninoni; non da meno dei testi mai banali; infine, quel senso di casa, di vita comune e reale che ci fa sentire tutti un po’ come il protagonista di ogni canzone.

“La cura Schopenhauer”, come l’omonimo romanzo, è un piccolo capolavoro che narra storie apparentemente semplici e quotidiane, ma non casca mai in analisi superficiali o in affermazioni già sentite; non dimentichiamo che il genere proposto andava forte negli anni ‘90 e pare si stia riaffacciando al mondo con nuovo vigore.

Ho il vago sentore che gli Ella Goda possano avere quel fattore in più per farsi notare e, magari, farci sorridere piacevolmente su tutti e tutto anche in futuro. Bravi!

 

 

Silvia C.

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