“È DIFFICILE TROVARSI”

Bob Balera 01_musicaintorno“È difficile trovarsi”. Siamo in presenza del primo progetto ufficiale dei Bob Balera, per la Dischi Soviet Studio, declinato in 10 brani inediti che trovano forme e suoni in un disco ben curato.

L’album affronta temi diversi, come l’instabilità di rapporti sentimentali, i sentimenti e gli amori non corrisposti, i tempi che cambiano… Il disco si apre con una breve traccia di poco più di due minuti intitolata “Bruciare”, che prende già da subito con un riff incalzante di chitarra e voce, inizialmente tra il parlato e il cantato:

“Ogni tuo silenzio mi sorprende te lo giuro”. È un brano sicuramente accattivante, una bella introduzione a ciò che ci aspetterà più avanti nell’ascolto. “Serena” si apre con una voce piena di effetti. È un misto di un pop sperimentale, accarezzato da sfumature elettroniche. Cresce e decresce gradualmente; incalzante in alcuni momenti; abbastanza radiofonico. L’inciso molto bello, e soprattutto bello il breve assolo di chitarra centrale. Ritornello strappalacrime.

“Dove si va” è il terzo brano dell’album. L’influenza rock si evince già nell’intro strumentale di oltre 30 secondi. Bello il giro di basso presente nella traccia: “Dove si va… in questa città… dove si va…”. La parte strumentale si alterna alla parte cantata, creando un bel botta e risposta musicale. “Roma Berlino” è la canzone che ha anticipato l’uscita del disco, selezionata come singolo. Potremmo definirla rappresentativa di questo progetto. Si apre con un intro molto curato e subito entra la voce, sostenuta da un basso deciso. Una fuga, un viaggio musicale che merita di essere gustato di fronte a qualche birra.

Tempi che cambiano” è una delle tracce più interessanti del disco. Già dall’apertura c’è un loop di chitarra che prende da subito l’ascoltatore, la voce è pulita. L’identità del disco prende forma e si delineano i tratti caratterizzanti del cantautorato dei Bob Balera: “Cambia un’altra volta, ancora un’altra volta; qui il tempo non dà il tempo, è una giornata storta; cantiamo un’altra volta, sbagliamo un’altra volta…”. Un brano che fa venir voglia di cantarlo, già dal primo ascolto.

Bob Balera 02_musicaintorno“Giorni da cicala” spezza l’atmosfera creata dal brano precedente. Si apre con un groove di batteria singolare. Il ritornello è un invito a cantare; dal vivo farebbe sicuramente venir voglia di ballare. Molto bello il giro di chitarra a sostenere la voce nell’inciso, e i giochi elettronici che si inseriscono tra una strofa e l’altra: “Dimmi dove sei finita mentre io passavo giorni da cicala”.

“Playboy” inizia con una voce particolarmente effettata, che arriva da lontano. Sussurrata. Un bel contrasto quello che c’è tra la voce e l’effettistica elettronica in background. “Celentano” è l’ottavo brano del disco. Di forte influenza indie rock, Campagnolo affronta diverse tematiche, spaziando dai sogni, all’amore, alla fuga verso un mondo che non c’è. Incalzante tutta la canzone e il riff del cantautore; il basso gioca un ruolo fondamentale nel brano.

“Rimbalzi” è un pezzo dall’influenza rock/dance. La cassa dritta; la voce, sporcata inizialmente, si apre in un inciso elettronico. Un brano che spazia moltissimo. Romano Campagnolo ha scelto il genere dance “per essere qualcosa in più di un semplice rospo”. “Bologna” chiude il disco. La chitarra si fa più dolce, rispetto ai brani precedenti. Un brano sicuramente intimo e introspettivo: un lato di Campagnolo che si intravedeva sin dall’inizio, ma che viene fuori tutto in un brano. All’istante affiora l’anima dell’artista, che prende in mano la chitarra, per far proprie le emozioni vissute e messe in musica. Il più bel brano del disco, nonostante spezzi con l’atmosfera creata con cura nei brani precedenti. Un’egregia chiusura. Leggera, poetica.

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È un disco che suona bene, un disco adatto a chi ama l’indie rock; quel rock influenzato da suoni elettronici, da qualche voce distorta e da qualche brano nato per essere cantato e qualche altro per essere anche ballato. Ma è anche un disco per chi predilige l’ascolto in poltrona, con le cuffie, di fronte a un buon tè. Un disco da consigliare all’amico della porta accanto, che è cresciuto a suon di rock e che cerca quei suoni accattivanti.

 

 

Marco Selvaggio

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