“A BIT OF ITALIANO”

Francess 01_musicaintornoNata a New York, dopo il debutto discografico con Apnea del 2015, Francess torna sulle scene con A bit of Italiano, anch’esso pubblicato dall’etichetta Sonic Factory.

A differenza del primo lavoro che, era un disco di inediti, in A bit of Italiano l’artista cresciuta a Torino si lancia in una serie di cover di brani italiani tradotti in inglese. I brani scelti sono classici che abbiamo tutti (o quasi) ben assestati nella memoria e ci paiono, forse giustamente, intoccabili come fossero un patrimonio dell’UNESCO.

C’è spazio per Vacanze romane dei Matia Bazar, Attenti al lupo di Dalla, Il cielo in una stanza di Paoli, Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia che diventa What women never say e Don’t want the moonlight, resa inglese di Guarda che luna di Fred Buscaglione. Insomma, non proprio musichette qualunque.

Purtroppo, ciò che provoca malumore all’ascolto non sono solo le traduzioni (spesso ostiche semplicemente perché non sono rendibili al 100% in una lingua straniera alcune peculiari espressioni di Jannacci o Dalla, quindi compito assai difficile) ma anche l’accompagnamento sonoro, che vorrebbe strizzare un occhio alla modernità ma che appiattisce il tutto e termina in tentativi ai limiti dello scimmiottamento musicale, sia a livello di scelte generali (qui, come nel 90% dei dischi pop moderni, compare un brano in salsa electro swing, genere inflazionato che sta a dir poco stufando) sia di scelte di produzione più specifiche (il sintetizzatore basso alla fine di What women never say sembra la vibrazione di un cellulare, perché un elemento così sgradevole?).

Francess 02_musicaintornoDalla sua Francess ha, oltre la giovanissima età, durante la quale è sacrosanto sperimentare per cercare una propria strada sonora, anche molta sincerità: è lei per prima che nelle interviste (come quella rilasciata recentemente a Sky Mag) dichiara che questo suo disco è più che altro una sfida, figlio di incoscienza e voglia di mettersi in gioco. Note positive dell’album, tuttavia, sono la bellissima voce della cantante e alcuni brani in cui il tentativo di modernizzazione funziona efficacemente, come in Passione, il migliore della tracklist.

La prima “utilità” che viene in mente per un disco come A bit of Italiano è che giunga alle orecchie di ascoltatori stranieri, ignari della storia musicale italiana e del suo corollario di ricordi ed emozioni, i quali così potrebbero arrivare gradualmente agli originali italiani grazie a queste versioni in inglese. Un’altra utilità di A bit of Italiano potrebbe essere quella di suscitare negli ascoltatori più curiosi la voglia di cercare altri artisti che si sono cimentati in cover di brani italiani: su tutti consiglierei Mondo cane di Mike Patton (cantante della band statunitense Faith No More) anch’esso un album di cover di classici italiani (Il cielo in una stanza, Senza fine, Che notte!) ma cantato in lingua originale e con un maggiore rispetto a testi e musiche che han fatto la storia di una nazione, oltre che con una giusta dose di sana follia che rende certe imprese più digeribili.

Provaci ancora Francess!

 

 

Stefano D. Ottavio

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