Di Antonello “Big Blue” Anzani –
Non ha mai nascosto il proprio impegno sociale e politico, ed esce come rigenerata da questo periodo, con un tuffo nell’essenzialità della musica. La sensibilità di un’artista che ci spinge a ritrovare noi stessi nel cambiamento e, per farlo, pubblica Afterallogy.
In compagnia di Gil Dor, alla cui chitarra e sensibilità è affidato l’onere e l’onore di accompagnare la voce di Noa in quello che è il primo viaggio di una nuova epoca.
Ascoltandola, si ha l’idea di un’artista la cui anima va oltre la voce ed il canto, in modo naturale. La limpidezza della sua voce è un dolce tappeto su cui far scorrere le proprie idee, riflettere sulle cose del mondo.
«Il mio buon amico, lo scrittore David Grossman, spesso dice che in ognuno di noi ci sono molte persone, molti spiriti diversi che occupano un corpo. Ho un lato dolce, ma anche ribelle; canto di pace ma sono anche un guerriero per le cause in cui credo. Mi piace pensare che la mia voce, le parole e la musica ispirino pensiero ed emozione.»
Si è portati quasi sempre a pensare alla musica e alla musicalità della voce, trascurando i testi ed il loro significato più profondo.
«Il significato profondo di una canzone, questo è ciò di cui mi occupo. È con questa convinzione che canto, arrangio, scrivo e sento l’emozione di una canzone.»
L’incontro con tanti grandi artisti ha sicuramente arricchito la sua musica, contribuendo a formare il suo pensiero e il modo di guardare al mondo.
«Ho imparato molto da tutti i miei meravigliosi incontri, ma soprattutto questo: maggiore è il talento, minore è l’ego. L’ego è spesso confuso con il perfezionismo e la precisione. Non dovrebbe essere così. Un artista non ha bisogno di essere gentile. L’artista deve essere fantastico!»
Fin dove può spingersi un’artista nell’impegno sociale.
«Questa è solo una decisione dell’artista. Lei o lui sono liberi di dire, sentire, pensare ed esprimere qualsiasi cosa, tutto, parte o niente di ciò che hanno dentro. Sono loro che devono convivere con le conseguenze di qualsiasi linea di condotta che hanno scelto, inclusa l’inazione.»
La religione, i sentimenti religiosi, il dubbio.
«Sono ebrea, ma mi considero un’ebrea culturale, non religiosa. Sono cresciuta con il senso religioso, ma ho visto la luce e oggi ho un serio problema con le verità assolute. Preferisco il dubbio. La religione, credo, abbia tradito il genere umano. Piuttosto, ha portato all’odio, alla violenza e ad un’incredibile quantità di sofferenza umana.»
Multiculturalità nel mondo globale, l’identità influenza il lavoro dell’artista.
«La mia identità è composta da Israele, Stati Uniti e Yemen. Tutte e tre le parti sono importanti e si riflettono nelle scelte e composizioni nel corso della mia carriera.»
La semplicità, l’istintività degli inizi, sono cambiati dall’esperienza.
«Mi sono sempre avvicinata alla musica e alle persone, con rispetto e amore, con dedizione e umiltà. Ho acquisito tanta esperienza, ma non sono cambiata molto in questo senso.»
Il premio per l’impegno alla diffusione mondiale del patrimonio musicale italiano. Noapolis, la canzone napoletana con una pronuncia invidiabile.
«È stato un grande onore per me realizzare l’album “Noapolis”. Un enorme grazie ai miei amici, il Solis String Quartet, per avermi fatto conoscere gran parte di questa musica, e per averla suonata e arrangiata in modo così meraviglioso. Anche lavorare con Nicola Piovani è stato un grande onore… la canzone de “La vita è bella” è sicuramente la più importante della mia vita e della mia carriera. Ho ricevuto un enorme regalo dall’Italia.»
Una cittadina del mondo che viaggia sulle note della musica più bella, più vera, in compagnia di grandi musicisti. Noa è ambasciatrice della cultura italiana, con tanto di sigillo ministeriale.
«Non sono una cittadina italiana, anche se mi piacerebbe esserlo. Sono Comandante dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un onore conferitomi dal Presidente Mattarella, che adoro. Amo tantissimo l’Italia, è la mia seconda casa, nello spirito e nel cuore, e mi ha dato tanto!»
Gil Dor, un’unione artistica simbiotica, capace di essere stimolante dopo trent’anni.
«La mia collaborazione con Gil Dor è rara, in ogni senso. Trentuno anni di lavoro insieme sono una vita. Gil ne vale la pena! È un musicista straordinario e brillante, un genio, una persona cordiale e ottimista, un grande amico. Giusto per chiarire: Gil ed io non siamo sposati, abbiamo entrambi meravigliosi coniugi e figli, Gil ha anche dei nipoti! Le nostre famiglie sono molto vicine.»
Un album nato “sotto pandemia”, con la speranza che la bellezza torni a splendere su di noi.
«Ho sempre fatto ciò che amo, combattendo coraggiosamente per ciò che è giusto. Ho amato fare volontariato, non mi sono mai preoccupata dei soldi, ho sempre vissuto e agito con modestia. Continuo a preoccuparmi per l’umanità: l’avidità, l’egoismo, la violenza, le bugie, il razzismo, il cambiamento climatico. Ho sempre pensato che nessun essere umano sia un’isola. Dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro, dobbiamo condividere, cercare la pace in ogni modo possibile. Mi è piaciuto questo periodo. Per quanto difficile, c’era della bellezza. Ho capito di essere resiliente e creativa, mi adatto rapidamente e so come crescere. Gil ed io siamo stati molto creativi quest’anno, abbiamo imparato così tanto. Adesso siamo pronti per tornare sul palco.»
Facciamo semplicemente ciò che possiamo, ciò che amiamo, sappiamo o sperimentiamo; ciò in cui siamo bravi e a cui sentiamo di poter contribuire. Mentre impariamo costantemente cose nuove, è il “perché” ad alimentare la discussione.
«Negli ultimi trent’anni Gil e io abbiamo condotto un dialogo continuo. L’argomento discusso è essenzialmente lo stesso: “cosa? e perché?”. Ed è proprio il “perché” ad essere responsabile di tutto ciò che creiamo.»
Le risposte vengono distillate man mano che la conversazione va avanti. Forse è l’espressione profondamente risonante attraverso la musicalità artigianale, di “cosa significa essere umani” che stiamo cercando. Forse è il ricordo di un’esperienza di bellezza della prima infanzia che ci perseguita. Un ricordo che cerca una nuova nascita, dopo essersi reincarnato migliaia di volte attraverso l’arte di musicisti monumentali nel corso della storia.
Un’eredità di cui facciamo tesoro e rispetto, costringendoci sempre a spingerci verso l’eccellenza, in profondità e in alto, assicurandoci di non tradire la fiducia riposta nelle nostre mani dalle muse, il dio della musica e le persone che ci hanno aperto i loro cuori negli ultimi trent’anni. Infine, gli abbiamo dato un nome: Afterallogy.
NOA, THE BEAUTY OF A MUSIC FORGED IN RESILIENCE
She has never hidden her social and political commitment, and comes out of this period as regenerated, with a dip in the essentiality of music. The sensitivity of an artist who pushes us to find ourselves in change and, to do so, publishes Afterallogy.
In the company of Gil Dor, whose guitar and sensitivity are entrusted with the burden and the honor of accompanying Noa’s voice in what is the first journey of a new era.
Listening to her, you get the idea of an artist whose soul goes beyond voice and song, in natural way. The clarity of her voice is a sweet carpet on which to run ideas, reflects on the things of the world.
«My good friend, the writer David Grossman, often says that in every one of us there are many people, many different spirits occupy a body… I have a sweet side, but also a more ribellious one, I sing about peace but I’m also a warrior, for the causes I believe in. I like to think my voice, words and music inspire thought and emotion, both.»
We’re almost always led to think about music and musicality of the voice, neglecing the lyrics and their deeper meaning.
«Deep meaning, that’s whay I’m all about. That’s the place from which I sing, arrange, phrase and feel a song.»
The meeting with so many great musicians has certainly enriched her music, and they’ve helped to shape his thinking and way of looking at the world.
«I’ve learned a lot from all my wonderful encounters, but most importantly this: the greater the talent, the smeller the ego. Ego is often confused with perfectionism and precision. It should not be. An artist doesn’t need to be nice. And artist needs to be great!»
How far an artist can go in social commitment.
«That’s entirely the artist’s decision. She or he are free to say, feel, think and express anything, everything, part or nothing of what they’ve inside. They’re the ones that must live with the consequence of any course of action they choose, including inaction.»
Religion, religious sentiments, doubt.
«I’m Jewish, but I consider myself a Cultural Jew, not a religious one. I grew up religious, but I’ve seen the light and today I’ve a very big problem with dogmatic Orthodox concepts and absolute truths, in any religion, and in life in general. I prefer doubt. Religion, i feel, has betrayed human kind. It was established for solace and guidance. Rather, it has lead to hatred, violence and amazing amount of human suffering.»
Multiculturalism in the global world, identity influences the artist’s work.
«My identity consist of Israel, the US and Yemen. All three parts are important and reflected in my choices and compositions throughout my career.»
The simplicity, the instinct of the beginnings, have changed from experience.
«I’ve always approached music, and people, with respect and love, with dedication and humility. I’ve gained a lot of experience, but I’ve not changed much in that sense.»
Italy, the award for the commitment to the worldwide dissemination of the Italian musical heritage. “Noapolis”, the neapolitan song with an enviable pronunciation.
«It was a great honor for me to create the album “Noapolis”, huge thanks to my friends, the Solis String Quartet, for introducing me to much of this music, and for playing and arranging it so beautifully. My goal was to elevate this music to the highest artistic level. Working with Nicola Piovani was a great honor too… the song from “La vita è bella” is surely the most important of my life and career. I huge gift I received from Italy.»
A citizien of the world who travels on the most beautiful and true music, in the company of great musicians is an Ambassador of Italian culture, complete with a ministerial seal, in some way an Italian citizien.
«I’m not a citizien of Italy, though I would love to be. I’m Commander of the Order of Merit of the Italian Republic, and honor bestowed upon me by President Mattarella whom I adore. I love Italy so much, it’s my second home, in spirit and heart, and it has given me so much! Words cannot contain.»
Gil Dor, a symbiotic artistic union, capable of being stimulating after thirty years.
«My partnership with Gil Dor is rare, in every sense of the word. 31 years of work together, it’s a lifetime. Gil is worth it! He’s an extraordinary and brilliant musician, a genius and a warm-hearted, optimistic person, a great friend. I feel very fortunate! Just to clarify: Gil and I are not married to each other, we each have wonderful spouses and children, Gil has grandchildren too! Our families are very close.»
An album born “under pandemic”. The hope that beauty will come back to us. But how these months have changed us. We’ll still be slaves to a “society of appearence” that alienates us from our human being or, precisely ‘cause of the pandemic, we’re once again more interested in feelings, in what we’re, in what we’ve inside.
«I’ve always done what I love, always fought courageously for what’s right, always loved to volunteer, never cared about money (just what need to survive and continue my journey), always lived and acted modestly. I was always worried about humanity about greed, selfishness, violence, lies, racism and cimate change. I’ve always felt no human is an island, we must care for each other, we must share, we must seek peace in every way possible. I enjoyed this period. I needed to stop, I wanted to stay home more, I got that gift. As hard as it was, there was beauty in it. I realized I’m resilient and creative, I adapt quickly and know how to grow. Gil and I were very creative this year, we learned so much. Now we’re ready to come back on stage.»
We simply do what we can, what we love, know or experiment with, what we are good at and feel we can contribute to, as we constantly learn new thins, it’s the “why” that propels the discussion.
«Over the past 30 years, Gil and I have had continuous dialogue. The topic discussed is essentially the same: “what? And why?”. Finally, it’s “why” that’s responsible for everything we create.»
The answers are distilled as the conversation goes on. Perhaps it’s the deeply resonant expression through crafted musicianship, of “what it’s to be human” that we’re after. Maybe it’s the memory of an early childhood experience of beauty that haunts us. A memory seeking a new birth, after having been reincarnated thousand of times through the artistry of monumental musicians throughout history… a legacy we treasure and respect, forcing us always to push ourselves to excellence, to depths and heights, making sure we don’t betray the trust put in our hands by the muses, the god of music and the people who have opened their hearts to us for the past 30 years.
«On way or another, this dialogue is, as our mentor and friend Pat Metheny says: our “Thing”, and we’re so lucky to have it.»
