“NETWORK ‘ON AIR!’, LA RADIO A TEMPO DI SOCIAL”, ON SHARING CHARLIE GNOCCHI

Charlie, sai che Alessandro Greco voleva che intervistassi un altro conduttore radiofonico? Ma poi la sua nomination è ricaduta su di te perché temeva che gli avresti messo il muso e gli ascolti di “No problem, W l’Italia” sarebbero calati!

«Ah, ti ha detto così? È una simpatica canaglia Alessandro… però gli voglio un gran bene!»

Musica Intorno lancia la rubrica “Network ‘On air!’, la radio a tempo di social”!

Una serie di approfondimenti inediti nei quali – tra vizi e virtù – le “voci note” di alcuni dei conduttori radiofonici più amati si confrontano sul mondo della comunicazione via etere, condividendo il proprio “essere”: aneddoti gustosi, confessioni tra le righe, pensieri inconfessati… a delineare il lato più umano di ciascun ospite. Tra risate, ricordi esilaranti e qualche decimo di febbre, è di scena Charlie Gnocchi!

Scrive libri, canta, dipinge, suona la chitarra, produce dischi, scopre talenti, lavora in radio e in tivù e, per non farsi mancare nulla, ha da poco lanciato un proprio marchio di scarpe. A Charlie Gnocchi, al secolo Carlo Ghiozzi, piace fare di tutto… tranne annoiarsi! Eccentrico, sui generis, stravagante, con la sua particolarissima voce che si potrebbe confondere solo con quella di un altro, altrettanto famoso, Gnocchi: «Sai quante volte ho fatto interviste radiofoniche spacciandomi per Gene?» ammette con il candore e la nonchalance di un bimbo. Chiacchierare con Charlie è un’esperienza surreale.

L’impressione è quella di sentirsi Alice che osserva, sbigottita, il Paese delle Meraviglie, accompagnata dal Cappellaio Matto: la linea di confine tra realtà e fantasia si assottiglia strada facendo, fino quasi a scomparire. Si ritorna seri quel tanto che basta per parlare di beneficenza, ma sempre con la leggerezza tipica di chi non si prende troppo sul serio, neanche quando si batte per cause importanti che supportano bambini in cure oncologiche. Charlie, del resto, ha fatto della leggerezza e dell’ironia il suo trademark, che segna inevitabilmente anche il racconto di come sia cambiata la radio con l’avvento dei social network.

Charlie, fai radio da quasi trent’anni: si può affermare che tu sia un vero e proprio veterano del settore e che la radio sia il tuo primo, vero amore. Sei più legato al tuo ruolo di conduttore radiofonico degli esordi o a quello di oggi?

«Vedi, lo speaker come lo intendo io è un amico che continua a parlare e che, col suo flusso di voce che non necessariamente deve dire qualcosa di importante o di sensato, ti tiene compagnia. È una persona di buon carattere, che sa comunicare. Io ho mantenuto questa linea che ho fatto mia. Oggi ritengo che conti un po’ di più il marketing e che si sia persa la visione romantica dell’one man show.»

Con la diffusione dei social network è diventato sicuramente più semplice per i musicisti emergenti, rispetto al passato, esibirsi e, di conseguenza, farsi conoscere. Quali ritieni siano i pro e i contro di questa immediatezza?

«Se intendi esibirti, oggi sei più avvantaggiato da questo mezzo, anche perché alla musica che offri puoi associare l’immagine. Una volta portavi la tua cassetta o il tuo disco alla radio e il radiofonico, che era anche un buon intenditore di musica, se era interessato, provava a lanciarti e a proporti. Ciò a cui si assiste oggi è una sorta di “fai da te” che ha livellato la musica per l’ascoltatore. Questo livellamento generale rende, però, più difficile sfondare come cantante o radiofonico, perché, se è vero che hai più possibilità, c’è anche più concorrenza; si buttano tutti. Una volta, quando si ascoltava la radio, non sapevi neanche chi ci fosse dall’altra parte: quindi si era più concentrati sulla musica.»

Per restare in tema di “volti nuovi”, chi ritieni sia l’artista italiano che sta utilizzando al meglio i social con il proprio pubblico?

«Devo dire che i talent show spingono tantissimo sui social. Oggi i programmi che propongono musica hanno un comparto social pazzesco. È un fenomeno degli ultimi tempi e tanti lo sfruttano benissimo; penso ai ragazzi delle nuove generazioni, tipo i Måneskin, Ultimo, Calcutta. Sono ragazzi in gamba, molto bravi a proporre anche un’immagine piacente accompagnata da una buona qualità.»

Tu, che conosci molto bene il mondo delle prime radio libere, potresti raccontarci un aneddoto che è stato motivo di imbarazzo in trasmissione anni fa e che oggi ricordi con tenerezza?

«Mi hai fatto ricordare quando, con Radio 105, io e Joe Violanti avevamo una nostra postazione al Festival di Sanremo e venne a trovarci Domenico Modugno, dopo quella che fu una delle sue ultime esibizioni. Stette con noi per tutta la durata della trasmissione e disse che voleva parlare a ruota libera: “Voglio parlare, mi voglio sfogare, voglio dire tutto quello che sento!” diceva. Non sapeva, però, che la radio dell’epoca aveva un nastro che, una volta terminato, si bloccava… Nulla, continuò a parlare per due ore, anche dopo che il nastro era finito e nessuno ebbe il coraggio di dirgli che aveva parlato a vuoto!»

Charlie fa fatica a raccontare, perché il ricordo lo diverte talmente tanto che intervalla parole e risate, e non posso che imitarlo.

Hai nostalgia del modo di fruire la musica di un tempo oppure ritieni che il mondo dei social media abbia apportato dei cambiamenti incontrovertibilmente positivi con la sua immediatezza?

«Diciamo che ogni periodo è bello a suo modo. La differenza sostanziale sta nei contenuti e nel tempo che si dedica a questi ultimi. Prima era un avvenimento fare un disco e riuscire a proporlo in radio e, per questo, era opportuno avere molta cura per produrre un buon lavoro. Oggi si pretende quasi di fare tutto in pochi secondi e, di conseguenza, molto spesso il risultato è quello che è… cosa pretendi di fare in pochi secondi? Però devo ammettere che la creatività dei ragazzi di oggi mi piace molto, si vede tanta varietà di generi e di proposte.»

Se dovessero proporti un progetto lavorativo che ti porterebbe ad abbandonare definitivamente il tuo ruolo di conduttore radiofonico, di quale lavoro dovrebbe trattarsi?

«Il pittore, senza dubbio. Amo fare il pittore. Ho inventato anche una tecnica che ho chiamato “moka print” e che è nata per caso. Devi sapere che sono molto mattiniero, mi alzo alle cinque, e una mattina, preparandomi il caffè con la moka, provai a mescolarci un po’ di colore: l’effetto di questo mix mi piacque molto e decisi di dipingere delle moto (altra mia grande passione e che ho chiamato “moto moka”), utilizzando questa miscela che mi consente di conferire ai dipinti delle sfumature molto particolari.»

A proposito delle tue originalissime opere, so che alcuni dei tuoi quadri li doni per fini benefici. Un progetto che ti sta particolarmente a cuore è l’associazione Peter Pan, che si occupa di bambini ammalati di cancro e dell’accoglienza delle loro famiglie durante il periodo delle cure. Ci racconteresti le motivazioni che ti hanno spinto a occuparti di questa nobile causa?

«Ho conosciuto l’associazione Peter Pan grazie a un servizio di Striscia la Notizia: fui inviato sul posto nei panni di Mister Neuro e mi mossi per capire come mai volessero che un’associazione, che opera per fini benefici e che sostiene moltissime famiglie obbligate a permanere a Roma per tutta la durata dei cicli chemioterapici dei bambini, presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, sgomberasse la struttura. Oltre a Striscia si mobilitarono in tantissimi e, fortunatamente, l’associazione è riuscita a mantenere i locali. Tutt’ora do una mano per sostenere le diverse attività.»

E tu, invece, che bambino sei stato? Il discolo della famiglia o il cocco di mamma che dava una mano ad apparecchiare?

«Sono stato un bambino molto felice. Provengo da una famiglia numerosa, siamo sei figli, e – sai – le famiglie numerose sono molto simpatiche! Un tantino difficili da gestire per i genitori ma davvero bellissime. Ho avuto la fortuna di trascorrere un’infanzia serena: non sono mai stato una cima a scuola ma mi divertivo parecchio. Ho trovato allora, nell’umorismo, la chiave del mio percorso. Certo, come tutti, ho avuto i miei piccoli problemi ma ho sempre cercato di gestirli con leggerezza, senza dare loro eccessivo peso; magari guardandoli in un’ottica di transizione, così come è transitorio tutto nella vita.»

Complice qualche linea di febbre in aumento, Charlie farfuglia la nomination… ci sembra di capire Joe. E lo prendiamo per buono.

On sharing per “Network ‘On air!’”, la nomination di Musica Intorno va a Joe Violanti.

Rai Radio Live, #StayTuned!

 

Brigida Buonfiglio

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