Risentirlo a distanza di due anni, è stato un po’ un ritorno a casa: voce calda e profonda, il tono amicale di sempre:
«Ciao Gino, come stai?» mi precede Mario Biondi, nel bel mezzo di una scena privata, familiare, alle prese con i figli, il gatto in agguato e il tetto dell’auto rimasto aperto.
«Ieri guardavi “oltre”, oggi ti scruti dentro l’“anima”» esordisco divertito con la domanda, che – prima fra tutte – avevo pensato, sapendo di dover affrontare una chiacchierata con lui.
Dappoi la conversazione si sposta inevitabilmente sui 10 anni di carriera celebrata con il “Best of soul”, passando per l’unicità nel suo genere, il concerto a Catania, la gratitudine per il pubblico e per il padre, la semplicità con cui trasmettere i valori ai propri figli… Do you feel like I feel? Mario Biondi, con quella voce inconfondibile tra “soul” e anima, raccontava di sé, naturalmente. Io lo ascoltavo, depositario di alcune piccole confessioni che – tra conterranei – talvolta, capita di concedersi. Il resto, leggetelo pure nell’intervista. Quanto a Mario Biondi, invece, mi piace concludere con la sua stessa espressione: “E adesso che succede? Andiamo a vedere…”
Ieri guardavi “oltre”, oggi ti scruti dentro l’“anima”?
«Beh, oggi, fondamentalmente sì… guardo quanto è successo in questi 10 anni e ringrazio sentitamente tutte le energie che mi hanno portato a quello che ho ricevuto.»
Nessuna parola poteva essere più adatta di “gratitude”, per rendere omaggio al tuo pubblico e a questi 10 anni trascorsi insieme. Poi, ancora, a chi vorresti dire grazie?
«Durante il concerto ringrazio veramente tutti. Non solo quelli che hanno reso possibile questi 10 anni, ma anche coloro che ci sono stati prima, che mi hanno allettato, invogliato a proseguire nel mio percorso. Ringrazio sentitamente mio padre e tutte quelle persone che mi hanno dato una grande spinta ad andare avanti.»
A parte quella sensazione – la gratitudine intendo – cosa prova Mario Biondi un attimo prima di entrare in scena?
«A me piace farmi stupire, mi piace sempre l’effetto sorpresa. Cerco di salire sul palco abbastanza scevro da impostazioni, da previsioni… Mi piace salire sul palco e dire: “E adesso che succede? Andiamo a vedere…” È questo l’atteggiamento… Non ho alcun rito scaramantico-propiziatorio; credo molto nella praticità delle cose, all’esserci, al fare.»
Come ci si sente ad essere l’ambasciatore del “Best of soul” nel mondo?
«Non vorrei essere troppo indulgente con me stesso… Apprezzo molto l’investitura che mi viene data e la rispetto. Guardo sempre tutto, sì con stupore, ma con molta serenità: non voglio prendere e attaccarmi delle medagliette, non è il momento. Adesso è il momento di scrivere, lavorare e cercare di dare il meglio di me stesso, di noi stessi; perché siamo una squadra, una squadra che vince, che rende possibile tutto quello che facciamo sul palco e in studio di registrazione naturalmente.»
Il tuo soul a Catania. Cosa c’è di diverso, rispetto alle altre tappe del tour?
«Sicuramente c’è di diverso che sono a casa, fra la mia gente, e avrò un sacco di amici che mi verranno a trovare… tante persone mi chiamano perché hanno il piacere di incontrarmi… Sai, durante il tour, non è che ci sia poi tutta questa disponibilità di tempo, da gestire in incontri e aperitivi… È tutto molto stretto, impegnativo… però, magari, quei 5-10 minuti per riabbracciare mia zia, un vecchio amico… li trovo, perché sono anche matrice di energie positive.»
In estate, invece, che taglio avrà lo show?
«Ci stiamo ancora lavorando. Più o meno avrà il taglio di quello teatrale, ma… bisogna capire… ci sono ancora diverse discriminanti qua e là. È un lavoro che stiamo svolgendo proprio in questi giorni.»
Facciamo un salto all’indietro nella memoria… Chi era Mario Biondi, appena 10 anni fa?
«10 anni fa Mario Biondi era uno che si era un po’ rotto le palle e non aveva più tanta voglia di avere a che fare col mondo dei locali, delle discoteche, dei night club… Sai, credo di avere sempre avuto una componente molto forte – una di quelle tipicamente siciliane – la dignità e il rispetto per le altre persone… sono sempre state al primo posto… per cui, quando venivo trattato in maniera “poco educata” (poiché non sono uno che ha delle pretese, o che vuole essere trattato da superstar – non le avevo allora e non le ho neanche adesso!), mi arrabbiavo molto ed ero stufo. 10 anni fa Mario era stufo, anche degli atteggiamenti poco rispettosi nei propri riguardi, ma comunque molto legato alla musica e all’ambiente musicale.»
Prima giusto una “manciata di soul” e adesso addirittura la celebrazione di un genere?
«Beh, quello è un meccanismo più discografico che di Mario Biondi, in questo caso. Bisognava parafrasare un titolo che evidenziasse il fatto che stavamo includendo quasi tutti i successi di questi 10 anni e, allo stesso tempo, inserire anche le 7 tracce inedite…
L’idea dei discografici è stata quella di interpretare questo concetto come “best”, “best of soul”, senza farlo diventare un “Mario Biondi – The best”, ma con alcune arie di quel genere.»
Qualche tempo fa hai dichiarato che “le canzoni sono come i figli, ti dicono loro quando sono pronti a volare da soli”. Che genere di “soul” vorresti trasmettere ai tuoi 8 figli?
«Credo di essere una persona molto semplice, anche nella trasmissione dei valori; mi rifaccio alle cose basilari, forse antiche, se vuoi… agli insegnamenti di mio padre, di mio nonno: rispetto e attenzione per il prossimo, cura della propria persona e della propria personalità… Osservo le caratteristiche, le attitudini dei miei figli e le sostengo, in qualche occasione le caldeggio, senza mai troppo spingere. Confido maggiormente nella loro personale voglia di fare, e poi io – da buon papà – cerco di assecondarli.»
“Never stop dreaming”, Mario: da uomo e da artista, qual è il prossimo sogno che ti piacerebbe fare? Quale quello per la tua città?
«Il mio prossimo sogno è sicuramente quello di realizzare un nuovo progetto, un altro disco, ancora perfezionando le attitudini e le mie possibilità artistiche, sempre con la collaborazione di personalità che mi diano forti stimoli di crescita… Quanto al sogno per la mia città, è quello di frequentarla molto più spesso. Mi farebbe bene!»
Gino Morabito