IRENE GRANDI, UN’ARTISTA LIBERA NEL LUNGOVIAGGIO VERSO L’ARMONIA DEGLI OPPOSTI

La verve di Amadeus sul palco, i ringraziamenti di rito affidati al patron Vittorio Salvetti e una piazza del Popolo stracolma di gente. Per la finalissima del Festivalbar 1995, “Bum bum, la vita gira in tondo casca giù il mondo va giù”.

Il successo di Irene Grandi straripa.

Me la ricordo, un paio di anni prima, in una delle sue prime apparizioni televisive al Roxy Bar del Barone Rosso. Poi la nostra toscanaccia ribelle ha attraversato diversi generi musicali: rap, pop, soul, blues, jazz, sempre fedele alla sua cifra stilistica e collaborando con artisti del calibro di Jovanotti, Eros Ramazzotti, Claudio Baglioni, Pino Daniele, Vasco Rossi, Stefano Bollani…

Nel 2018 l’inesauribile voglia di stupirsi di Irene fa tappa alla stazione del duo Pastis dei fratelli Marco e Saverio Lanza e nasce “Lungoviaggio”. L’ambizioso progetto artistico si declina nell’innovativo visual album, felice connubio tra videoarte e canzone: dodici videocanzoni che nascono dalla realtà quotidiana, dalla cronaca, dalla storia, da un’occasione. Risate, energia, nervosismi, serenità… attimi di vita che, scandagliando le profondità dell’animo umano, tendono a raggiungere l’armonia degli opposti: «Si deve poter essere ricchi di sfumature, che possano convivere e stimolarsi vicendevolmente.»

Davvero niente male per una “in vacanza da una vita”!

“Lungoviaggio”, felice connubio tra videoarte e canzone: immagini e musica che concorrono all’opera con la stessa importanza strutturale ed estetica. Ci racconteresti l’aspetto più emozionante di questo percorso creativo con il duo Pastis?

«La prima emozione la provai quando i Pastis mi fecero un ritratto, il brano a cui mi riferisco è “Sono ali”. L’idea di base è quella per cui il processo creativo, che porta a una canzone, possa diventare esso stesso canzone, un’opera. Sono stata ritratta, all’interno di un teatro, in un tempo di 4-5 ore. Io e Saverio abbiamo provato a scrivere una canzone con alcuni elementi di disturbo esterno: Marco passava e ripassava; Saverio cercava gli accordi durante la composizione, mettendomi volutamente in difficoltà, per vedere gli errori e capire dove potesse andare a parare la mia ricerca nei momenti di stress. È venuto fuori un filmato, quello di “Sono ali”, che mi ritrae, ora in una situazione di nervosismo, ora di risata spontanea, ora di donna sull’orlo di una crisi di nervi (ride divertita Irene, N.d.R.). È stato bello rivedere le mie strane espressioni, differenti da quelle che sono solita osservare nei video, nelle foto, in tivù. È stato emozionante rivedermi come sono nella realtà.»

Risate, nervosismi, serenità… attimi. Dodici videocanzoni che nascono da momenti della realtà quotidiana, dalla cronaca, dalla storia, da un’occasione. Il viaggio come descrizione di attimi da fissare nel tempo?

«La bellezza del viaggio sta anche nel viaggio stesso – lo sappiamo, non solo nella meta da raggiungere. Vedere come ogni incontro della vita, ogni collaborazione, ogni attimo – se vissuti intensamente – possano diventare un punto decisivo all’interno del proprio percorso; possono segnare una svolta… quell’incontro particolarmente ispirato che mi ha suggerito un modo diverso di approcciarmi alla realtà. Momenti significativi da fissare nel tempo.»

Cos’è cambiato nel tuo bagaglio?

«Il lavoro di profondità, che sto facendo e che mi dà molta serenità;

… il tentativo di non immedesimarmi troppo con le mie emozioni, con il mio ruolo: essere sempre quell’Irene che piace a tutti e che piace a me. Comincio ad avere la consapevolezza che c’è un posto dentro di me che è sempre in pace, dove è tutto tranquillo, tutto in armonia. È un percorso interiore che compio anche attraverso degli esercizi: ad esempio, mi alzo la mattina e pratico un po’ di yoga, un po’ di respirazione. Sono esercizi che mi servono ad affrontare bene la giornata.»

In questo “lavoro di profondità” che stai compiendo, qual è il tuo punto fermo?

«Sapere che dentro c’è della luce. Sempre. È un luogo in cui siamo tutti uguali, non ci sono colpe né giudizi. Questo non ti impedisce, però, di essere grintoso, di provare emozioni, di arrabbiarti… ma ti trasmette la serenità per cui puoi sempre ritornare in quel luogo a rinfrancarti della bellezza che hai dentro… Mi ha aiutato anche un periodo di pausa artistica: fino al 2010 la mia attività era stata davvero intensa, frenetica, mi ero completamente identificata con Irene Grandi la cantante. Beh, grazie a quella pausa di due anni, ho ritrovato anche una Irene donna, persona, con delle relazioni da curare; con altri aspetti della vita che prima avevo tralasciato, compresa un’analisi del mio carattere, in cui mi sono resa conto che poteva migliorare; ho ritrovato dentro me delle risorse che neanche sospettavo… Ho preso consapevolezza che non gira tutto intorno a me e – riguardo alla Irene cantante – sono lo strumento del mio talento, non il talento stesso.»

 

Oggi come ti vedi allo specchio?

«Mi vedo più libera. Più libera e curiosa verso la ricerca artistica: ad esempio, con l’esplorazione della mia voce, prima più grintosa, ora meno gridata, più pacata, avvolgente; posso osare delle cose un po’ diverse, per essere sempre fresca, sempre giovane dentro; per continuare a meravigliarmi di quello che la vita mi può ancora offrire.»

Sei una donna che ama lasciarsi stupire dalla vita, è chiaro. Qual è, invece, l’aspetto della curiosità altrui che ti dà più fastidio?

«Mi disturba questa tendenza a non rispettare, a volte, certi limiti che non andrebbero superati: mi riferisco, ad esempio, al mio matrimonio, quando sono venuti a rubare delle immagini intime, private, non autorizzate. Poi, vabbè, chi se ne frega! Ma è l’atteggiamento che mi disturba. Come quando ti vengono a chiedere insistentemente la foto, non distinguendo i momenti privati: mentre mangi o sei al mare, con tanto di occhiali e cappello. Sono piccoli esempi pratici di curiosità che mi infastidiscono. In linea di massima, sono una persona abbastanza disponibile, ma credo che sarebbe sempre opportuno avere una certa sensibilità circa il luogo, la circostanza, il momento.»

Avendo il potere di farlo, cosa cambieresti di te?

«A volte, per arrivare a un punto fermo nella propria vita, è necessario passare per il dolore. Spesso succede così: quando è in atto un cambiamento, devi prima passare dalla sofferenza. Il punto è che vorrei riuscire ad accettare questa sofferenza così com’è, senza disperarmi; imparare a distaccarmi dai momenti negativi, per andare avanti con più fiducia: è questo l’aspetto che vorrei cambiare di me.»

 

Cercando di riassumere: solare ed energica, vellutata e morbida, malinconica e intimistica… In due parole, Irene Grandi?

«Quello a cui aspiro è raggiungere l’armonia degli opposti, come sostiene Tiziano Terzani. Si deve poter essere ricchi di sfumature, a patto che non vadano una contro l’altra; anzi, devono convivere e stimolarsi vicendevolmente.»

 

Gino Morabito

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