COEZ! QUANDO IL RAP DIVENTA PURO ROCK’N’ROLL

Coez 01_musicaintorno«Le canzoni nascono da situazioni un po’ così e poi diventano rock’n’roll.»

Coez, al secolo Silvano Albanese, un indipendente che rivendica la propria indipendenza, capace di coniugare il nuovo linguaggio 2.0 con quel cantautorato tanto apprezzato dalla critica.

Pubblica “Faccio un casino”, e ci riesce: boom di vendite, visualizzazioni alle stelle, sold out i concerti.

Il quarto album in studio di un artista dallo stile originale, capace di muoversi nei terreni del rap e del pop con grande disinvoltura, evocando un immaginario di grande forza. Forza che, dal vivo, si trasforma in “una bella carica di energia, dove il pubblico è parte integrante”. Puro rock’n’roll! E sono good vibrations.

Coez 02_musicaintornoLa schiettezza, l’intimità dell’amore e dell’amicizia senza fronzoli. Quali momenti ha attraversato Coez nella definizione del suo ultimo progetto discografico?

«È un progetto discografico per il quale stavo raccogliendo materiale da un bel po’ di tempo e le fasi sono svariate, sia a livello stilistico (con un crossover tra il rap e il cantato), sia a livello dei contenuti.»

“Faccio un casino”: il quarto album in studio di un artista dallo stile originale, capace di muoversi nei terreni del rap e del pop con grande disinvoltura, evocando un immaginario di grande forza. Tutto questo come si traduce nei concerti?

«Dal vivo, ormai da qualche anno, suono solamente con la band ed è difficile che facciamo dj set. Chiaramente, cerchiamo di proporre i pezzi dell’album. Con l’aggiunta degli strumenti, il live diventa un po’ più punk, rispetto ai brani originali del disco. Dal vivo è una bella carica di energia, dove il pubblico è parte integrante.»

Coez, still fenomeno: ovvero un indipendente che rivendica la propria indipendenza, capace di coniugare il nuovo linguaggio 2.0 con quel cantautorato così apprezzato dalla critica. Fenomeno anche perché, da indie, fai ascolti e visualizzazioni come se supportato da una major?

Coez 03_musicaintorno«[Sorride] No, in realtà, no. “Fenomeno” è un mio vecchio mix tape che raccoglieva, sia il rap, sia quelle cose che cominciavano ad essere un po’ più cantate… Poi “fenomeno” nel rap si usa molto come definizione; come con gli assoli del rock, nel rap esiste l’autocelebrazione: cioè un trip artistico. Perciò fenomeno. E poi perché sono abbastanza bravo a fare quello che faccio.»

“Spesso quando scrivi una bella canzone non la capisci subito, anzi la maggior parte delle volte le cose nuove escono proprio quando ci si sposta dalla propria ‘comfort zone’”.

«“Faccio un casino”, invece, l’ho riconosciuta subito, anche se trasportato dalla comfort zone. È nata in collaborazione con Niccolò Contessa de I Cani e, per la prima volta, ho avuto un partner anche nella scrittura e nella stesura degli accordi. Ho capito subito che era un pezzo che avrebbe funzionato.»

A proposito del Coez-pensiero, ce un’altra citazione che vorrei sottoporre alla tua attenzione: “Abbiamo trasformato merda in rock’n’roll”.

«Una visione positiva alla De André, per intenderci, in base alla quale anche dalla merda possono nascere dei “diamanti”: le canzoni nascono da situazioni un po’ così e poi diventano rock’n’roll.»

“Un sorso d’Ipa” feat. Lucci: un “back in the days” alla Brokenspeakers ma con la maturità del presente. C’è qualcosa che il Coez di oggi invidia al Silvano degli esordi?

«Per quanto concerne i Brokenspeakers, è bello riabbracciare quel progetto ogni tanto: infatti, prossimamente faremo proprio una reunion, per celebrare i 10 anni del gruppo. E sono contento di farla, come sono molto contento del percorso che ho intrapreso e che sto portando avanti. Invidia no, c’è magari qualcosa che mi manca di quei momenti. Ma non la chiamerei invidia.»

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Un’ultima provocazione: “La musica non c’è”, Silvano. Dov’è andata a finire?

«“La musica non c’è” è un po’ come dire: “Sei tanto bella, da non sentire più quello che sta attorno”. E detto da me…»

 

 

Gino Morabito

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